Dalla prima riforma del 2012 al Codice della Crisi in vigore da settembre 2021: negli anni la normativa si è evoluta, ma la pandemia impone nuove sfide. Ecco quali sono e come affrontarle.
Durante la pandemia, ci siamo abituati a conoscere quotidianamente il bollettino sanitario sui numeri delle vittime da Covid-19. Allo stesso tempo però, in pochi conoscono i dati provenienti dai Tribunali Fallimentari sullo stato dell’economia reale. Questi non vengono annunciati in tv o nei canali digitali delle istituzioni. Si è giustamente concentrati sull’emergenza sanitaria, ma bisogna tener conto di un’altra importante emergenza, quella legata alla crisi d’impresa, che si è aggravata particolarmente nell’ultimo anno. In quest’ottica, la normativa in vigore, pensata per una situazione di “normalità” potrebbe rivelarsi innocua o addirittura dannosa per le imprese durante l’emergenza. Ecco perché e come agire.
Crisi d’impresa: come si è evoluta la legislazione dal 2012 al 2020
La nostra economia, da più di un decennio, è in crisi. Svariati settori economici, in maniera alternata, sono andati vicini al default. Molti di essi si sono completamente azzerati: il tessile, l’orafo, il calzaturiero, l’edilizio, l’agricolo in tutte le sue branche.
Il legislatore ha provato ad intervenire, non in via preventiva, in particolare sulle imprese medie e grandi del nostro Paese, con un tentativo di riforma sulla crisi delle imprese.
Nel 2012 veniva emanato il DL 83/2012 che ha introdotto l’entrata in vigore del “concordato in bianco”, successivo alla grave crisi economico – finanziaria del 2011. Lo spirito di tale norma s’inquadrava in un tentativo di aiutare le aziende in crisi a risanarsi mediante la presentazione di piani di ristrutturazione aziendale, al fine di allontanare lo spettro del fallimento.
Allo stesso tempo però la normativa in materia fiscale subiva varie riforme:
- la Legge 74/2000 si è inasprita
- le interpretazioni giurisprudenziali sono diventate più restrittive
- l’applicazione del sequestro per equivalente è stata introdotta anche in materia fiscale. Questa cautela, fino a quel momento, veniva solo usata come deterrente per combattere le “Mafie”.
Il fermento giuridico in tema di crisi d’impresa, nell’ultimo decennio ha spinto il legislatore a emulare altri sistemi più garantisti del nostro. L’attenzione si è focalizzata in particolare sul sistema legislativo Americano. L’obiettivo era rendere la legge fallimentare più attuale rispetto all’evoluzione economico-sociale del Paese.
Il 2020 doveva essere l’anno della svolta riformista: tutti aspettavano l’entrata in vigore della tanto agognata “Riforma fallimentare” grazie all’emanazione del nuovo “Codice della Crisi”. Purtroppo la pandemia ha bloccato i lavori e l’entrata in vigore è stata posticipata a settembre 2021.
Però, a questo punto la domanda sorge spontanea: i parametri economici post-pandemia di tutta la filiera produttiva, commerciale, aziendale italiana sono ancora validi per rendere efficace la riforma della crisi d’impresa? O il “Codice della Crisi” è inadeguato ancora prima di entrare in vigore? Il Covid-19 ha sconvolto il sistema economico: il codice dovrebbe tenere conto di tali cambiamenti.
Crisi d’impresa e Covid-19: serve una normativa ad hoc
L’avvocato specializzato in “crisi d’impresa” deve saper integrare la realtà emergenziale con norme nuove non pensate per affrontare l’attuale pandemia globale, che ha travolto tutto e tutti.
Chiaramente ci vorranno nuovi decreti legislativi che tengano conto degli effetti del Covid-19 sull’economia reale, altrimenti anche il nuovo “Codice della Crisi”, che si preannunciava garantista nei confronti degli imprenditori “virtuosi”, potrà dispiegare la sua portata innovativa di supporto alla crisi del sistema economico – finanziario italiano.
In altre parole, c’è il rischio che le norme contenute nel “Codice della Crisi” invece di garantire la continuità aziendale, producano l’effetto opposto.
Il Codice della Crisi prevedeva uno scenario di normalità e non una situazione emergenziale come quella attuale, con uno scenario economico – finanziario dettato dall’emanazione di una legislazione di emergenza imprevista e imprevedibile.
Allo stato attuale, la legislazione in tema Fallimentare è quella pre-pandemia e viene integrata dal D.L. 08/04/2020 n. 23 (Decreto Liquidità), convertito con la L. 4/2020 e nel D.L. 19/05/2020 . 34, ( Decreto Rilancio) convertito con la L. 77/2020.
Bisogna tenere conto che il “Decreto Liquidità” e il “Decreto Rilancio” non prevedevano il protrarsi del Covid-19. Per questo il Legislatore Italiano dovrà necessariamente intervenire con norme che siano attuali per una fase economica finanziaria emergenziale senza precedenti e non lasciare che la “crisi d’impresa” venga gestita con norme pensate per periodi di “normalità”.